Una collina definita “storica” che pochi Comuni possono vantare, quella che è definita la parte più antica e storica del Comune Paternese, e che offre una vista mozzafiato sul paese e sull’Etna. Il sito, probabilmente era un cono vulcanico spento, infatti troviamo la massiccia presenza di pietra lavica. Fu anche uno dei primi nuclei abitativi della zona, infatti era consuetudine arroccarsi su monti e colline in modo da difendersi agevolmente da attacchi nemici. Poi, la popolazione si spostò verso la pianura e la collina rimase meno abitata ma ricca di monumenti. Sulla collina trova posto il castello Normanno, fatto costruire da Ruggero I d’Altavilla nel 1072 per difendere la valle del Simeto, la Chiesa di Santa Maria dell’Alto, la chiesa di Santa Maria di Josaphat, il complesso di San Francesco alla Collina, e il cimitero Monumentale in cui sono sepolti anche dei soldati ungheresi prigionieri a Paternò a seguito della prima guerra mondiale. Nella parte bassa troviamo il Santuario della Consolazione, dove si narra che nel 1580 la Vergine apparve ad una pastorella, e che nel 1585 circa, fu costruito per poi essere rifatto nel 1954. Altra attrattiva molto bella è la Scalinata Settecentesca della Matrice, che porta alla Collina storica e alla chiesa della Madonna dell’Alto. Costruita nel 1773, oggi, grazie ad una decorosa illuminazione, è tornata all’antico splendore anche se necessiterebbe di maggiori lavori di restauro e soprattutto controlli. Uno scorcio di Paternò che rappresenta momenti storici della città importanti, ma che spesso vive in uno stato brado. Il Castello, testimonianza della presenza dei Normanni a Paternò, non è ancora illuminato la sera, e spesso è oggetto di atti di vandalismo. E’ un fabbricato importante a livello storico, con i suoi 34 metri di altezza. Era una roccaforte proprio nella part della collina che domina il terreno circostante. La stessa collina, che dovrebbe essere il salotto del paese, e con un panorama unico, la sera è un luogo in cui si portano i cani a fare i bisogni, o dove andare a mangiare la pizza per lasciare poi i rifiuti dove capita, oppure dove imboscarsi con la macchina. Pezzi di storia, e di abbandono, che hanno resistito negli anni e che mai sono stati valorizzati per quello che effettivamente valgono. La Sicilia è questa, ricca di storia e di cultura, ma spesso calpestata da noi stessi. Non meritiamo quello che abbiamo, che vi assicuro non è poco. LUIGI SAITTA